da Redazione

Domani la prima squadra e lo staff biancoblù saranno ospiti di Intesa Sanpaolo, gold sponsor della Pallacanestro Cantù, presso le Gallerie d’Italia in piazza della Scala a Milano. I giocatori della Red October parteciperanno ad una visita guidata della mostra “L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri”, a cura di Alessandro Morandotti con il coordinamento generale di Gianfranco Brunelli, presso la sede museale di Intesa Sanpaolo a Milano. La mostra costituisce un eccezionale approfondimento delle vicende artistiche sviluppatesi nelle città di Napoli, Genova e Milano a seguito della scomparsa del Merisi, in un periodo storico-artistico diviso tra la rivoluzione devota al naturale di Caravaggio e la nuova età colorata e festosa del Barocco. Il Martirio di sant’Orsola (1610) di Caravaggio, ultimo capolavoro del maestro che morirà poche settimane dopo, è quindi il punto di partenza per un confronto con gli artisti del tempo, divisi tra chi ne raccolse l’eredità e chi invece intraprese nuove strade.

di ACG

La Final Eight di Coppa Italia è un passaggio importante nell’ambito della stagione. Alessandro Ramagli,  tecnico della con una Virtus Segafredo tornata in Serie A da pochi mesi, traccia un quadro generale sul torneo e le aspettative del sestetto bolognese.

"Quando inizi una stagione ti dai sempre obiettivi, e quando li raggiungi è una soddisfazione perché ci sei arrivato con le tue mani, senza che nessuno ti abbia regalato niente. Non è semplice farlo. Poi mi sembra abbastanza chiaro che il risultato più importante di queste due stagioni è un ravvicinamento e un feeling molto stretto con il popolo virtussino. Vedere che a Firenze conteremo, come mi dicono, duemila persone che ci avranno seguiti per sostenerci, per festeggiarci al di là della manifestazione in sé, ci dà il senso di quello che stiamo facendo e ci riempie di soddisfazione. E' chiaro che queste sono kermesse che giochi per vincere, non per partecipare, però sapere che intorno c'è tutto questo affetto è qualcosa che ti fa salire sul treno, perché è in treno che andremo a Firenze, con le farfalle nello stomaco. Le emozioni che ci accompagnano sono queste".

Ne resterà una sola, è la regola. E si deciderà tutto in quattro serate ad alta tensione.

"Conosciamo la formula, sappiamo che è spietata, crudele per certi versi, ma è il bello delle partite in cui si vince o si esce, quelle per cui la gente accende il canale dell'emozione. Ogni partita su quel campo determinerà una squadra che va avanti e una che torna a casa, e alla fine una vincitrice e una sconfitta. Forse è la miglior formula possibile se si ragiona in termini di sport, perché lo sport è questo. Mi sento di dire che le otto squadre che sono arrivate a questo appuntamento hanno già messo in carniere una piccola vittoria: esserci, far parte di una manifestazione così accattivante e importante a metà della stagione".

A proposito di treno: un convoglio speciale porterà quasi cinquecento di quei duemila tifosi a Firenze. Come era successo nel 1990, quando la Virtus andò a vincere nella stessa città la Coppa delle Coppe. Evocativo.

"Nel 1990 io c'ero. Essendo un appassionato di pallacanestro, avendo una finale di Coppa delle Coppe a ottanta chilometri da casa, ero a Firenze il giorno della vittoria della Virtus di Ettore Messina. Me la ricordo bene, quella partita. Questa è una società che ha una storia quasi centenaria alle spalle, costellata da una serie di vittorie indimenticabili. Però sappiamo anche che noi stiamo vivendo un anno di ripartenza, dobbiamo fare un passo alla volta. Il fatto che in quell'occasione la sorte sia stata amica non significa niente, la cosa importante è che insieme a quello che ci porterà a Firenze si accompagni un altro treno, quello di domani appunto, all'interno del quale viene raccolta la passione che c'è intorno alla Virtus. Noi andiamo per fare il massimo, con un grande desiderio di giocare e molto rispettosamente evitando di fare paragoni".

Prima di Sassari, il gruppo era di nuovo al completo. Sembrava una boccata d'aria fresca, invece siamo di nuovo a fare i conti con assenze importanti.

"E' un dato di fatto, su cui non possiamo sindacare. L'unica certezza è che nessuno potrà dire che giocheremo senza un giocatore marginale, perché Pietro Aradori è molto importante per noi. E' fuori, e senza colpe, ma noi dobbiamo essere bravi a trasformare in opportunità le piccole sfighe che colpiscono trasversalmente. Lo abbiamo fatto per tutta la stagione perché, staccandoci dal pensiero di questa partita di Coppa Italia, abbiamo giocato in campionato veramente pochissime partite al completo. Tante volte abbiamo avuto un'assenza, talvolta anche due. Ancora una volta giocheremo in una condizione di emergenza, ma visto che ci siamo abituati non ci fa nemmeno tanto effetto. Chi va in campo cercherà stimoli, e si gioca sempre in cinque, non è che se ti manca un giocatore importante ti fanno giocare in quattro. Siccome siamo stati tante volte bravi a sopperire alle assenze, sarà un'ulteriore occasione per cercare di cogliere le opportunità a cui le difficoltà del momento ci mettono di fronte".

C'è la Germani Brescia, ad aspettarvi. Nemmeno più una squadra rivelazione, a questo punto della stagione.

"Ha cambiato poco, ha solo inserito il quinto straniero, Ben Ortner, un altro giocatore di sistema, di equilibrio, di conoscenza cestistica. Quando siamo approdati alle finali qualcuno ha detto che era un avversario ideale, io dico che una squadra che arriva così in alto e fino a domenica scorsa era al primo posto non è una comprimaria. La Germani è una delle "top four" di questo campionato, ed è entrata in questa elìte con tutti i meriti del mondo. Non ha usurpato nulla, quella posizione se l'è conquistata. Però, quando si arriva a una competizione come questa  le posizioni della classifica non contano più niente. C'è una partita, in quaranta minuti si decide il passaggio del turno, e Brescia è una squadra veramente forte, con grande equilibrio e grande conoscenza cestistica, ben strutturata in difesa e con punti di riferimento precisi in attacco. Una squadra forte, niente da dire: se non lo fosse stata, non sarebbe ancora tra le prime quattro del campionato dopo diciannove giornate".

Chi la vede come un avversario abbordabile probabilmente pensa all'andamento altalenante degli ultimi tempi, e alla brutta botta rimediata a Varese.

"Una botta così non conta niente. Come la nostra sconfitta a Sassari. Le partite del Mandela Forum si disconnettono completamente dal campionato, ed ha quasi poco senso anche guardare alle statistiche. Ci sono state mille partite "vita o morte", anche di livello internazionale, decise da perfetti sconosciuti. Queste manifestazioni spesso si decidono sulle performances di qualche giocatore che non è nemmeno costantemente agli onori delle cronache. L'avevo detto anche prima di partire per Sassari, che la Coppa Italia avrebbe spezzato completamente il ritmo, e che la pausa della Nazionale lo spezzerà ancora di più: dal 4 marzo inizierà un altro campionato, cortissimo, di undici partite. Ma la Final Eight è una storia a sé stante".

Una formula crudele, abbiamo detto. C'è una squadra più adatta ad affrontarla?

"Il passo più adatto, in questo caso, è dato dalla lunghezza del roster. Addirittura, c'è chi può permettersi  di mettere giocatori in tribuna e schierarli alla partita successiva, e sono quasi sempre giocatori di pari livello rispetto a chi va in campo. In questo tipo di gioco, è chiaro che l'Olimpia Milano è la squadra più attrezzata. Non trascurerei Venezia e Avellino, che hanno roster profondissimi. Ma nessuno ha la profondità di quello di Milano. In questo senso, dovendo giocare tre partite in tre giorni, penso che l'EA7 sia la squadra che ha gli strumenti per poter fare potenzialmente il percorso più lungo e più vincente. Però non la chiamo favorita, perché in queste competizioni i favoriti non esistono".

Un anno fa, di questi tempi, la Virtus Segafredo era ancora in corsa verso l'imbuto che portava una sola squadra alla promozione dalla Serie A2 alla Serie A. Oggi si gioca la Final Eight di Coppa Italia. Sensazioni particolari, su questo percorso?

"Non penso a niente di tutto questo. La Final Eight non ti porta a pensare al cammino, è il campionato a farti ragionare del percorso fatto e di quello che ti aspetta. La Coppa Italia è una botta e via, e come tale va presa, pensata e vissuta. Altrimenti cominci a preparare delle giustificazioni. Lì bisogna andare per fare un colpo, il primo giorno. E poi vedere cosa succede. Io e i giocatori abbiamo questo in testa, oggi: bisogna andare a fare un colpo. Più concentri le energie su questo, più puoi cercare di farlo. Pensare a come è stato bello arrivare fin qui, agli assenti o ai presenti, a quello che si è fatto in campionato, non serve. Noi vogliamo andare a vincere, e per questo ci stiamo concentrando sui prossimi quaranta minuti. Non c'è tempo di pensare. Le considerazioni le lasciamo ai posteri, o al post, e allora nell'analisi  si potrà ragionare di tutto, di questi diciotto mesi passati e di come li abbiamo attraversati. A Firenze tutto questo non conta niente: bisogna andare a battere Brescia".

da Redazione

Il 2018 di Virtus Segafredo inizia con la sfida a The Flexx Pistoia, che va in scena tra le mura amiche del PalaDozza (martedì 2 gennaio, ore 20.45, diretta su Eurosport Player e su Radio Bologna Uno). Alessandro Ramagli sa che non si tratta di un avversario semplice, e ha già messo in guardia i suoi uomini.

"The Flexx è una squadra che, insieme a Reggio Emilia, più di ogni altra è stata falcidiata da problemi di natura fisica che hanno messo in crisi la struttura del roster. Quindi, la società ha dovuto modificarlo a più riprese e soltanto da una partita è riuscita a ricomporlo totalmente, cambiandolo in modo significativo. Però direi che nelle ultime quattro gare, particolarmente dall'arrivo di Ivanov, si è visto il dna di questa squadra cambiare. Anche perché proprio  all'arrivo di Ivanov si è aggiunto il recupero di McGee, altro giocatore molto importante per gli equilibri del gruppo".

Insomma, si va in campo per cercare una vittoria ma senza sottovalutare il valore dell'avversario.

"E' una squadra molto pericolosa, per quattro ordini di motivi. Il primo è l'alto livello del playmaking, perché Moore è uno dei pochissimi playmaker puri del nostro campionato. Il secondo è che questa squadra, al completo come è adesso, dopo l'arrivo di Diawara, ha oggettivamente attitudini realizzative di alto livello. Ancora, c'è la grande presenza fisica dei lunghi, che sono tali a tutti gli effetti, sia nel ruolo di ala forte che in quello di centro. Infine, la capacità di essere incidenti nella battaglia a rimbalzo. Quattro argomenti che fanno capire bene di che tipo di squadra stiamo parlando, e di quale potenzialità possa avere quando è al completo".

Tre giornate al giro di boa della regular season. E molte squadre in corsa per il primo traguardo di stagione, la Final Eight di Coppa Italia.

"Siamo in quel gruppo e lo sappiamo. La società è stata chiara fin dall'inizio, quando mise i playoff come obiettivo stagionale. Mancano tre giornate e vogliamo giocarci tutte le nostre carte per arrivare all'appuntamento di Firenze, consapevoli che nessuno degli avversari è pronto a scansarsi per lasciarci passare. E' uno sprint vero, in quindici giorni si decidono i giochi per un traguardo intermedio al quale ci piacerebbe partecipare, perché darebbe lustro alla prima parte della stagione e ci darebbe anche modo di testarci in una competizione non certo secondaria. Sappiamo che dovremo incontrare tre squadre che metteranno sul campo tutte le loro armi, e sarebbe peccato mortale sottovalutarle. Noi siamo dentro i giochi, e andiamo in campo per provare a chiuderli".

Tornare da Varese con un successo è stato importante: quali certezze e quali risposte vi ha regalato, la vittoria di Masnago?

"Le risposte sono state buone, dal punto di vista del modo autorevole con cui siamo stati in campo. Loro erano senza due giocatori importanti, sarebbe ingeneroso non ammetterlo, ma noi non siamo andati là a vedere quello che sarebbe successo. Abbiamo evitato di farci imporre il loro gioco, su quel campo complicato. Dal punto di vista emotivo, caratteriale e dell'atteggiamento, è stata una risposta positiva. In mezzo c'è stato anche tanto di buono dal punto di vista tecnico, e altro certamente da migliorare, ma questo fa parte del percorso che stiamo affrontando, e lo sappiamo".

Come è stato, in palestra, il tragitto tra la partita con Varese e quella che vi aspetta domani contro la truppa di Esposito?

"Una settimana abbastanza normale, a parte i problemi di Lafayette, che ha svolto lavoro differenziato e solo da sabato ha iniziato a rientrare nel gruppo. Vedremo se questo reinserimento nel gioco a tutti gli effetti sarà riuscito completamente, e se Oliver sarà recuperato dopo essere stato fuori dai giochi fin da prima della sfida all'Openjobmetis. Ma per quanto riguarda gli altri non abbiamo avuto problematiche particolari, se non combattere con i mali di stagione, come l'influenza che ha tenuto Umeh fuori per un giorno".

Si è chiuso un anno importante, per la Virtus e per il suo timoniere. Che cosa si aspetta Alessandro Ramagli dall'anno che verrà?

"Se parliamo dell'anno solare, direi che non c'è bisogno di dire molto, è stato qualcosa di travolgente e bellissimo, qualcosa che ci ha riportati in breve tempo nella nobiltà della pallacanestro. Parlando di anno sportivo, mi regalerei volentieri le Final Eight di Coppa Italia, perché credo sarebbe un bel ripartire: dopo aver fatto un primo semestre del 2017 da campioni, e aver cominciato e vissuto il secondo semestre entrando in una competizione così importante, al ritorno nel campionato di Serie A dopo aver assaggiato il purgatorio ed esserne usciti fuori così rapidamente, agganciare quel traguardo sarebbe un premio importante. Tutt'altro che scontato: a volte si tende a perdere la misura del livello di competizione, pensando che gli altri siano soltanto vittime sacrificali, mentre si tratta di squadre di grande spessore, allestite per fare campionati veri. Iniziare il 2018 pensando di poter essere nel lotto di quelle che faranno la Final Eight sarebbe un regalo clamoroso, che mi piacerebbe venisse apprezzato per quello che è. Ma ci sono ancora quindici giorni di battaglia, pochi ma in questi casi infinitamente lunghi. Giochiamo con Pistoia, poi andremo in casa di Avellino, sul campo di una squadra al top del basket italiano da cinque o sei stagioni, poi sfideremo in casa Reggio Emilia, altra squadra che ha fatto la storia dei recenti campionati, non solo italiani, un gruppo che si sta ritrovando anche dopo essere andato dritto sul mercato. Nessuno ci sta a subire la sorte, saranno tre partite molto impegnative e noi siamo qui per giocarcele".