I conti in tasca alla Formula 1

di Piero Giuseppe Goletto

La questione dei budget dei team di Formula 1 propone continui elementi di interesse. Un primo elemento, che traiamo da un articolo di Forbes, è il raddoppio dei costi negli ultimi 30 anni.

Lo studio è stato condotto da Christian Sylt sul periodico finanziario americano e prende in considerazione soltanto Williams e McLaren, perché i dati storici di altri team – inclusa la Ferrari non sono disponibili per un così lungo lasso di tempo.

Nel 1990 McLaren disponeva di 28,9 milioni di dollari di entrate e sosteneva costi per 26,7 milioni di dollari realizzando un profitto di 1,4 milioni di dollari. La Williams aveva entrate per 19,7 milioni di dollari e uscite per 19,2 milioni di dollari con un utile di 0,5 milioni di dollari. L’ultimo bilancio disponibile per la McLaren è quello per il 2018 e riporta 305 milioni di dollari, cioè oltre 10 volte i costi del 1990; nello stesso periodo la Williams ha sostenuto costi per 173 milioni di dollari, vedendo crescere di 8 volte i propri costi e, va detto, il team Williams nel 2014 ha registrato perdite per 51 milioni di dollari. Ed è ovvio che le perdite devono essere ripianate nel corso dei periodi successivi. Tutto ciò offre ampia spiegazione per il budget cap.

Bisogna allora capire – e non è facile – quali sono i costi sostenuti dai team per gareggiare.

I siti inglesi specializzati riportano che le power unit utili per una stagione costino in tutto 10 milioni di dollari; le ali costano intorno a 0,5 milioni di dollari, la monoscocca in fibra di carbonio costa 0,7 milioni di dollari; il volante – computer, dal quale si controlla per intero la vettura, costa 0,1 miloni di dollari; il serbatoio 0,2 milioni di dollari (e altrettanto di carburanti e lubrificanti); il cambio costa 0,6 milioni di dollari. Un treno di gomme costa 1.700 dollari. Non è noto il costo di altre componenti quali kers, freni e cambio. – si vocifera di 4 milioni di dollari complessivi; In pratica il costo delle vetture è 15 milioni di dollari.

A queste cifre occorre aggiungere diverse voci: trasferte per 3 milioni di euro; ospitalità fino a 10 milioni di euro; i costi delle infrastrutture e dei diversi apparati, che sebbene spalmati s u più anmi sono estremamente variabili; gli stipendi dei piloti e dello staff.

Da dove prendono attualmente i soldi i vari team? Ci sono anzitutto gli sponsor, che vengono in F1 perché possono promuovere il loro marchio presso un’audience di 350 milioni di ascoltatori nel mondo. Gli sponsor coprono mediamente 1/3 dei ricavi

La situazione dei top team riguardo agli sponsor è completamente diversa dai team minori. I top team, infatti, possono accedere a sponsorizzazioni importanti e autofinanziano in parte la partecipazione alla F1 – basti pensare a Ferrari o Mercedes. Dall’anno prossimo sarà così presumiamo anche per Aston Martin. I team minori devono invece accogliere “piloti con la valigia”.

La quota restante di costi è coperta dai contributi e dai premi legati alla partecipazione e ai punti raccolti. Tutti i team ricevono un contributo fisso di 35 milioni di dollari. Ogni punto conseguito in F1 si trasforma, a fine stagione, in denaro sonante  e la differenza può essere considerevole perché può andare da 65 milioni di dollari (stima per la Mercedes) a 15 milioni di dollari (stima per la Williams). Un titolo mondiale può pertanto valere attualmente 100 milioni di dollari. Alcuni team ricevono bonus legati alla durata della partecipazione: Ferrari, Mercedes, Red Bull e McLaren.

A questo punto diventa rilevante ricordare che il limite di budget definito dal nuovo regolamento finanziario FIA non si applica al 2020 ma è fissato nel 2021 a 175 milioni di dollari e finora è confermato.