Superlega: un'analisi economica

di Piero Giuseppe Goletto

Il progetto di creare una superlega calcistica piomba sul mondo del calcio nella notte di domenica 18 aprile 2021 e viene accantonato nella notte di martedì 20 aprile 2021.

Dodici squadre famose, ricche e titolate (Juventus, Inter e Milan quelle italiane) svelano il piano di costituire e gestire un campionato europeo per Club a cui parteciperebbero 20 squadre. Si sarebbe trattato – perché il progetto è stato successivamente abbandonato - di una competizione riservata a tale gruppo di squadre. Le partite si sarebbero giocate nell’arco della settimana secondo un meccanismo a gironi; le otto squadre meglio classificate darebbero vita a un percorso a eliminazione diretta. Pertanto, una squadra che arrivasse alla finale di Superlega giocherebbe 25 partite tra le squadre più forti a livello europeo.

Il punto fondamentale su cui questa Superlega si differenzierebbe da tutte le altre competizioni è che la gestione farebbe capo ai Club partecipanti e che la partecipazione a tale torneo sarebbe definita una volta per tutte, senza meccanismi di promozione o retrocessione.  Probabilmente è questo l’aspetto che ha innescato una reazione durissima da parte dell’UEFA, l’organizzazione che a livello europeo gestisce i diversi campionati continentali.

La creazione di una Superlega non è stata scartata, e anzi i soggetti promotori non hanno abbandonato il progetto (che per ora è semplicemente “sospeso”).

Nel momento in cui si avviasse la Superlega, infatti, le squadre di vertice, la cui partecipazione a questo torneo è garantita, avrebbero scarso interesse a partecipare ai campionati nazionali o alle altre competizioni europee.

Il modello di riferimento dei promotori della Superlega non è più il calcio come l’abbiamo conosciuto ma le grandi leghe sportive statunitensi come la NFL o la NBA. Ma si tratta di due sport di altissima qualità le cui regole e i cui meccanismi di gioco sono rivolti fondamentalmente alla creazione di spettacolo nell’ambito della competizione sportiva.

In realtà è evidente, e non bisogna stupirsi, che dietro la scommessa della Superlega c’è un preciso obiettivo finanziario: accrescere la torta delle competizioni calcistiche da 3 a 5 miliardi e attingere a una maggiore quota di questo importo (che per il 90% è in mano alla UEFA). Già, perché di Superlega (o European Master, o come lo si voglia chiamare) si parla da ALMENO sessant’anni e sempre con l’obiettivo di incrementare gli introiti.

Attingiamo a un’interessante analisi messa a punto da @SwissRamble con riferimento alla stagione 2019/2020 e da questo diffusa via Twitter.

Tale indagine prende in considerazione le squadre che avrebbero partecipato alla Superlega e ne analizza l’indebitamento, i ricavi da diritti televisivi con un approfondimento specifico sulla Champions League, e il risultato economico operativo.

Se, con riferimento a ciascuna squadra, prendiamo in considerazione tali dati, notiamo che l’indebitamento varia: da 65 milioni di sterline a 831 milioni di sterline per l’indebitamento finanziario; da 67 milioni di sterline a 283 milioni di sterline per i debiti derivanti da trasferimento di giocatori da 49 milioni di sterline a 335 milioni di sterline per il restante indebitamento.

E questo, a parere di chi scrive, dice molto; misura, in particolare, lo smisurato potere dei procuratori, alcuni dei quali hanno una influenza sulle squadre tali da poterli considerare loro proprietari occulti.

L’ammontare dei diritti televisivi per l’anno 2020/2021 varia, per ciascuna squadra di punta, dai 6 milioni di sterline ai 25 milioni di sterline. A questo riguardo va anche osservato, pensando alla Serie A priva di Juventus, Inter e Milan, che l’ammontare dei diritti televisivi scenderebbe moltissimo, rispetto ai 900 milioni di euro attuali. Diritti televisivi che, nel momento in cui scriviamo, in parte non sono ancora stati assegnati.

Cosa vuol dire dal punto di vista economico partecipare alla Champions League? Considerando i diritti di partecipazione, i premi, i contributi UEFA e i diritti televisivi secondo i calcoli di @SwissRamble i ricavi ammontano per ciascuna squadra a un valore compreso tra 44 milioni di sterline e 72 milioni di sterline. Considerando tutte le componenti reddituali, i ricavi derivanti dalla partecipazione alla Champions League variano per ogni squadra dai 28 milioni di sterline ai 95 milioni di sterline.

In definitiva, la perdita operativa per l’anno 2019/2020 risulta compresa tra i 13 milioni di sterline (nel caso migliore) a 177 milioni di sterline (nel caso peggiore). Le squadre italiane sono a fondo classifica.

Un anno senza Champions League, per le squadre che frequentano tale torneo, comporta una perdita fino a 150 milioni di euro per squadre (molte delle quali, forse qualcuno se ne scorda, sono quotate in Borsa), il cui fatturato è di 600 milioni di euro.

Questa sfilza di numeri, dal punto di vista di chi scrive, spiega molto bene il quadro in cui la creazione della Superlega arriva come un fulmine a ciel sereno.

Da un punto di vista esclusivamente economico, società calcistiche molto indebitate tentano di pervenire alla gestione diretta di un campionato, che, in virtù dell’aspettativa di un altissimo livello della competizione possa generare un ammontare di ricavi da sponsor e da diritti televisivi o merchandising molto più alto dell’attuale, ricavi che in teoria dovrebbero ridurre l’indebitamento e riportare talune squadre alla redditività. Resta da registrare che la pandemia ha infatti accelerato un processo di crisi già in atto, dal quale né gli organi regolatori né i club possono dirsi estranei, e registrare lo scontro politico tra gli scissionisti e l’UEFA. Scontro che negli ultimissimi giorni è arrivato al calor bianco.

Il tempo non si può fermare, e a parere di chi scrive si arriverà a qualcosa che somiglierà molto alla Superlega nell’arco di non più di cinque anni.

Il problema è semplicemente arrivarci in modo intelligente, ad esempio valorizzando, nel nuovo contesto, la tradizione, estromettendo le componenti violente (tafferugli, cori razzisti), fissando nuove regole per i bilanci e in ultima analisi servendosi del calcio ai massimi livelli per finanziare lo sport di base che a seguito della pandemia è in serissima difficoltà.