In questo riassunto della situazione del WEC, il campionato endurance, un elemento emerge in modo prepotente ed è il ruolo del Balance of Performance.
Ricordiamo brevemente di che si tratta. Il regolamento tecnico del WEC si basa sul concetto di finestra di performance, di cui si fissano valori minimi e massimi. Ad esempio si stabilisce che la potenza erogata dal motore termico deve essere compresa tra i 640 e i 700 cavalli; l’erogazione dell’ibrido deve fornire 340 cavalli; la vettura deve pesare poco più di una tonnellata. Poi si introduce il BOP, che serve ad equilibrare le prestazioni delle vetture e pertanto è uno strumento necessario. Ma non può essere calato e imposto dall’alto.
Il sito formulacritica.it ha avanzato una interessante proposta: creare un momento di confronto tra i team e la FIA e l’ACO (organizzatore della 24h di Le Mans) in occasione della definizione dei valori del BOP. Questa posizione è sensata, perché è un elemento di trasparenza e permette una valutazione più precisa della prestazione di ciascuna vettura. Zavorrando questa vettura anziché quell’altra, infatti, se ne possono variare le prestazioni in modo significativo perché a seconda del circuito il maggiore o minore peso si traduce automaticamente in secondi e decimi di secondo in più o in meno sul giro.
Tutto questo non deve far dimenticare, però, le situazioni e le condizioni della singola gara.
Nell’ultima gara, la 6 ore di Sao Paulo, Toyota e Porsche erano in forma strepitosa e in una situazione di alto degrado delle gomme, dovuto alle particolarità del circuito destrorso di Interlagos e al suo asfalto abrasivo, hanno saputo individuare gli assetti più idonei e fare di necessità virtù con una appropriata scelta delle gomme. Ferrari ha chiuso con la quinta e la sesta posizione proprio perché la gestione del degrado gomme, ancorché lineare, non era soddisfacente in quella pista.
Come già in Qatar, il BOP ha sfavorito la Ferrari, ma è emersa la necessità di trovare un bilanciamento diverso della vettura.
Il 1° settembre si corre la Lone Star Le Mans, sul Circuit of the Americas ad Austin, in Texas dove si corre anche il GP USA. Il circuito è lungo 5 513 metri ed è composto da 20 curve, alcune delle quali riproducono curve famose di altri circuiti, tra cui la sequenza Maggotts-Becketts-Chapel di Silverstone, le curve dell’arena ad Hockenheim, e la curva 8 di Istanbul. La sede stradale è volutamente molto larga in alcuni punti per permettere ai piloti diverse traiettorie. Il miglior tempo sul giro fatto segnare in qualifica nella stagione 2019-2020 fu di 1:47.530 (Rebellion Racing, Bruno Senna – Norman Nato – G. Menezes) che aveva anche il giro più veloce in 1:47.387. Per confronto il giro più veloce in gara in F1 è detenuto da Charles Leclerc in 1:36.169