Il calcio femminile ha vissuto una trasformazione radicale anche fuori dal campo, grazie all’affermarsi di strutture di leadership dedicate che mirano a sostenere uno sviluppo duraturo e sostenibile del movimento. In Europa, la Women’s Super League (WSL) inglese si distingue come un esempio all’avanguardia di questa evoluzione, mostrando come la professionalizzazione possa cambiare il volto della governance sportiva. In questo articolo analizziamo l’evoluzione della leadership nel calcio femminile in Inghilterra e Spagna, concentrandoci su tre dimensioni fondamentali: la rappresentanza di genere, l’esperienza nel calcio femminile e il background da ex calciatrici, arricchendo l’analisi con confronti e riflessioni sul contesto europeo.
Il crescente livello di professionalizzazione nel calcio femminile si riflette nella creazione di ruoli dirigenziali espressamente dedicati alle squadre femminili: la maggior parte dei club della WSL annovera oggi figure di spicco come Managing Director o CEO esclusivamente per il settore femminile. Chelsea, ad esempio, ha nominato la sua prima CEO per il calcio femminile nel 2024, mentre Brighton ha seguito questa strada già nel 2023. Queste decisioni segnano una netta rottura con il passato, quando le responsabilità erano spesso condivise all’interno della struttura societaria generale, e rappresentano un segnale di maturità organizzativa che pone la WSL come modello di riferimento nel panorama europeo.
Diversamente, in Spagna, nonostante i successi sportivi della Liga F, la maggior parte dei club non dispone ancora di strutture dirigenziali autonome per il calcio femminile: le responsabilità rimangono prevalentemente integrate e condivise con il settore maschile, riflettendo una fase di maturazione diversa rispetto a quella inglese.
I club inglesi stanno investendo sempre più in strutture aziendali dedicate che coprono aree sportive, commerciali e operative specifiche per il calcio femminile, segnando il passaggio da una supervisione condivisa a una leadership definita e responsabile. Nonostante la sfida di reperire talento specializzato con competenze sia calcistiche sia manageriali, il profilo dei leader sta cambiando rapidamente.
Oggi, tra i 12 club della WSL, 7 leader senior sono donne (58%) mentre 5 sono uomini (42%). La maggior parte delle squadre vede quindi una donna alla guida delle operazioni calcistiche femminili, spesso con il titolo di Managing Director o CEO. Questo rappresenta una svolta epocale, con una presenza femminile sempre più visibile nei ruoli decisionali di vertice.
Esempi emblematici sono Charlotte O’Neill (Manchester City Women) e Maggie Murphy (Aston Villa Women), entrambe Managing Director supportate da colleghe donne in ruoli tecnici e di direzione sportiva. Questa stratificazione testimonia l’emergere di una leadership femminile a più livelli e la crescita dello spazio per le donne nella governance del calcio.
In Spagna, la situazione è ancora prevalentemente maschile: su 16 figure dirigenziali senior della Liga F, 10 sono uomini (63%) e 6 sono donne (37%). Il motivo principale di questa disparità risiede nella struttura organizzativa: la mancanza di ruoli dedicati fa sì che le cariche siano spesso ricoperte da dirigenti provenienti dal settore maschile o da altre aree gestionali.
L’esperienza maturata nel calcio femminile è un ulteriore indicatore della professionalizzazione in atto. Nella WSL, la metà dei leader senior vanta esperienze pregresse direttamente nel movimento femminile, mentre l’altra metà proviene da percorsi manageriali o calcistici più ampi.
Tra chi ha sviluppato la propria carriera all’interno del calcio femminile si trovano dirigenti di club come Arsenal, Aston Villa e Brighton, i quali hanno ricoperto ruoli diversi nel corso degli anni. Al contrario, figure come Aki Mandhar (Chelsea) e Hannah Forshaw (Everton) sono approdate alla guida delle squadre femminili dopo esperienze gestionali più generali nel mondo del calcio, ma non specificatamente nel settore femminile.
In Spagna, la situazione è differente: 14 dei 16 leader senior della Liga F (88%) possiedono esperienza diretta nel calcio femminile. Tuttavia, questo dato va interpretato alla luce della diversa struttura organizzativa: spesso si tratta di figure tecniche o sportive che supervisionano l’intera attività calcistica, senza una divisione netta tra settore maschile e femminile. Solo i club indipendenti dispongono di CEO o General Manager esclusivi per il calcio femminile; persino il Barcellona integra le decisioni e le risorse per la squadra femminile all’interno della struttura generale del club.
La presenza di ex calciatrici nelle posizioni di vertice offre un’ulteriore prospettiva sulla costruzione di una leadership autentica nel calcio femminile. Nella WSL, solo una leader su dodici ha un passato da professionista in campo: Clare Wheatley dell’Arsenal, che dopo una carriera da giocatrice ha intrapreso un percorso di crescita interna fino a diventare una colonna della stabilità e continuità del club.
In Spagna, invece, 7 dei 16 dirigenti senior (44%) vantano un passato da calciatrici professioniste. Tuttavia, queste figure ricoprono prevalentemente ruoli tecnici o sportivi piuttosto che posizioni manageriali o amministrative di alto livello. Questa differenza evidenzia due approcci distinti: in Spagna la leadership si fonda ancora su competenze tecniche e conoscenza diretta del campo; in Inghilterra, invece, si sta affermando un modello più manageriale e orientato alla governance aziendale.
La creazione di ruoli dirigenziali ben definiti rappresenta una tappa fondamentale verso la piena professionalizzazione del calcio femminile. La WSL si distingue per una maggioranza femminile nelle posizioni di vertice e per una crescente presenza di dirigenti con esperienze specifiche nel settore. Questa evoluzione testimonia una volontà di gestire il calcio femminile con la stessa serietà, trasparenza e responsabilità riservate al settore maschile.
La Liga F spagnola, pur seguendo una traiettoria simile, si trova a uno stadio di maturazione diverso: le strutture sono ancora in gran parte integrate all’interno dei club maschili, ma si avverte una crescente spinta verso un’autonomia gestionale e una maggiore indipendenza organizzativa.
In entrambe le realtà, i profili di leadership riflettono un settore in fermento, che sta rapidamente professionalizzandosi e attrae operatori esperti dal mondo del calcio e da altri ambiti. La presenza di donne e di ex calciatrici nei ruoli chiave apre nuove strade per le future generazioni e contribuisce a rafforzare la credibilità e l’autenticità della governance.
La professionalizzazione della leadership nel calcio femminile non è solo una questione di parità di genere, ma rappresenta un tassello essenziale per garantire uno sviluppo solido e sostenibile. Strutture organizzative chiare, ruoli dedicati e un mix di competenze manageriali e calcistiche sono la chiave per affrontare le sfide future e consolidare il successo del movimento.
