La Super Lega è quasi realta?

di Piero Giuseppe Goletto

La Corte di Giustizia europea si pronuncia contro il monopolio di UEFA e FIFA sancendo che le regole che vietano lo sviluppo di nuove competizioni tra club sono illegali e rappresentano un abuso di posizione dominante secondo il diritto dell’Unione Europea, conseguentemente sono illegali le sanzioni per le squadre che decidessero di parteciparvi.

La Corte di Giustizia europea ha rilevato che l’organizzazione di competizioni calcistiche interclub e lo sfruttamento di diritti media sono attività economiche che devono rispettare le regole della concorrenza e rispettare la libertà di movimento, anche se lo sport presenta la peculiarità che esistono associazioni aventi poteri di regolamentazione e controllo. Se esiste una posizione dominante questa deve garantire che tale potere sia sottoposto a criteri di trasparenza, oggettività, proporzionalità e non discriminazione.
Tuttavia, il progetto di Superlega come quello avanzato nel 2021 non viene approvato da questa sentenza.


Rimane il fatto che il calcio come l’abbiamo sin qui conosciuto da oggi non esiste più né c’è spazio per una visione demagogica del “calcio del popolo”. Di contro, è sperabile che si riporti al centro del discorso calcistico un approccio interclassista, aperto alle famiglie, a cui offrire un prodotto di altissima qualità sia allo stadio che in televisione.
La riflessione da avviare è parecchio corposa perché si tratta di mantenere la dimensione sportiva del calcio professionistico e, nello stesso tempo, rendersi conto che lo sport, a questi livelli, può avere un valore coesivo. D’altro canto esiste il rischio che se i Club più importanti abbandonassero i campionati nazionali, questi perdano ogni interesse e cadano nella marginalità.
Dimensione sportiva significa rigettare la trasformazione di un campionato in una specie di reality show con extra non richiesti (basterebbe la privatissima vicenda Totti a spiegare cosa intendiamo).
Se spettacolo deve esserci, questo deve avvenire necessariamente in campo, il che non esclude una proposta televisiva molto più centrata e sobria dell’attuale, anzi dovrebbe incentivarla.
Dimensione sportiva significa mantenere il legame tra il calcio professionistico ai massimi livelli allo sport di base – non solo il calcio - anche a livello economico. Sarebbe devastante se dalla creazione della superlega lo sport di base non ricavasse aiuto e beneficio, e non è una questione di “carità pelosa” ma di coesione sociale. Tale coesione sociale richiede che la nuova lega sportiva, abbia alle spalle principi di responsabilità sociale che dovrebbero essere assodati nel mondo sportivo.
Si porrà evidentemente anche il tema delle infrastrutture: stadi, spazi, una modernizzazione che sarebbe comunque necessaria se si vuole che il calcio non sia sottomesso a interessi solo televisivi.
La proposta presentata oggi stesso da A22 Sports, che diventerà l’organizzatore della nuova superlega è un campionato riservato ai club europei aperto a 64 squadre diviso in tre leghe con una fase a gironi e una a eliminazione diretta, con promozioni e retrocessioni e un minimo di 14 partite con trasmissione gratuita su specifico canale di nuova apertura. Sarà interessante vedere chi finanzierà il progetto, perché il calcio mondiale è in difficoltà per la doppia mazzata Covid – Guerra d’Ucraina; l’Arabia Saudita potrebbe replicare il modello adottato nel golf e gli americani potrebbero controproporre il modello delle franchigie in stile NBA – NFL.